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Marmolada, niente mezze misure

Il rifugista Trevisan: «O si toglie tutto o si fa l’impianto che arriva in vetta»
PASSO FEDAIA. Non è facile inseguirlo tra i tavoli del rifugio Pian dei Fiacconi a 2.600 metri di quota in Marmolada. E’ ora di pranzo e sono in molti a sostare sulla terrazza con lo sguardo verso la “Regina”. Per fortuna indossa un cappello appuntito di feltro rosso che segnala la sua presenza a metri di distanza. Guido Trevisan rientra nei canoni del perfetto rifugista: grembiule di servizio, parlata schietta e barba incolta. Nessuno potrebbe sospettare le sue origini lagunari (è nato a Venezia) e che da qualche parte conserva ancora una laurea di ingegneria ambientale raggiunta prima di innamorarsi perdutamente della Marmolada. Un amore che dura ormai da dodici anni e che gli dà il diritto di parlare di questa grande montagna: prima contesa e poi dimenticata. La stagione invernale sembra sorridere qui in quota. Non ci lamentiamo. E’ uno dei pochi luoghi dove non si denuncia la carenza di neve e il rialzo anomalo delle temperature. Qui passa sempre gente, in maggioranza scialpinisti e freeriders. Allora eliminiamo l’impianto di risalita dal Fedaia oppure puntiamo a realizzare il collegamento con Punta Rocca? Personalmente, dando ascolto alla mia sensibilità e al ruolo del mio rifugio, toglierei tutto. Se penso a tutti coloro che lavorano in Marmolada la soluzione è l’impianto per arrivare in vetta. Quello che mi stupisce è invece l’agonia a cui è stata condannata la montagna. E cioè? Da parte veneta si punta molto sulla Marmolada. Sul versante trentino invece sembra che la “Regina” sia solo motivo di imbarazzo. E’ come possedere un gioiello e non sapere come indossarlo. Eppure è una cima unica: la più alta delle Dolomiti e l’unico ghiacciaio della zona orientale del Trentino. Concretamente come bisogna intervenire? Non ci sono vie di mezzo. O si toglie tutto e si lascia il ghiacciaio agli alpinisti o si arriva in vetta. La seconda opzione richiede tempi brevi (la concessione Graffer scade nel 2014) quindi occorre scegliere, e in fretta. Per evitare scempi paesaggistici e l’ingresso della speculazione ritengo che tutti gli interventi vadano affidati alla regia del Comune di Canazei. Mi pare che il progetto votato dal consiglio sia una buona base per la tutela e rilancio della Marmolada. Accanto al collegamento si prevedono opere connesse come i parcheggi per le auto e la strada lungo il lago. E per la strada del passo Fedaia? La sistemazione dei Gazex (i cannoni anti valanga) sulle pendici della montagna non ha risolto il problema. Le attrezzature in quota costituiscono uno sfregio ambientale, costano come gestione e la neve che scende sulla strada va rimossa obbligando ogni volta alla temporanea chiusura. La soluzione definitiva è proteggere il collegamento tra la valle e il passo con opere difensive sopra la strada. E’ l’unico modo per assicurare la viabilità in ogni situazione. Sono anni che sosteniamo questa soluzione, ma non siamo stati ascoltati. Eppure non servivano molti studi, bastava parlare con Mario Caracoi, classe 1922, il grande vecchio del Fedaia che sa tutto sulla Regina.