contatti_header

Marmolada, Canazei vuole l’impianto in vetta

CANAZEI. Mario Vascellari, presidente della società Funivie Marmolada boccia il progetto proposto da Canazei. Come ben si sa, nella lunga e interminabile disputa sulla Regina delle Dolomiti, si è inserito il Comune di Canazei che, sotto la pressione degli operatori turistici, ha proposto, sul versante trentino, la realizzazione di un impianto in tre stadi che raggiunga Punta Rocca in prossimità della stazione di arrivo della funivia che sale da Malga Ciapela. Sotto il profilo tecnico Vascellari ritiene che il nuovo impianto sia il preludio di una nuova «cattedrale nel deserto». «In primo luogo – spiega – non è possibile arrivare con la stazione di arrivo a Punta Rocca dove lo spazio è ridottissimo. Poi sarà necessario realizzare dei sostegni alti 70 metri e infine l’impianto, diviso in tre tronconi, prevede una portata di 600 persone all’ora: troppo bassa per reggere i costi di gestione». «Per collegare i due versanti – continua Vascellari – ci sarebbe un progetto alternativo finanziato da Regione Veneto e dalla Provincia di Trento ma, come si sa è rimasto nel cassetto». Mario Vascellari teme che la realizzazione del nuovo impianto tagli fuori dal carosello sciistico tutta l’area del Padon con un grave danno per la macchina turistica agordina. Così, dopo l’accordo storico con gli ambientalisti, si apre un nuovo contenzioso su quella montagna già teatro di tante battaglie. Mariano Cloch, sindaco di Canazei non controbatte. Fa solo notare che rimane in attesa di ulteriori approfondimenti promessi dalla Giunta provinciale entro la fine dell’anno corrente. «Confermo che l’ipotesi d’impianto di collegamento con Punta Rocca sarà una struttura leggera, compatibile con la natura del ghiacciaio. Il comune di Canazei darà tutto il suo appoggio agli imprenditori che raccoglieranno la nuova sfida in termini amministrativo – burocratici. Non potremo però intervenire con finanziamenti vista la crisi che ha ridimensionato drasticamente le risorse delle amministrazioni pubbliche». Da tempo sulla Marmolada si fronteggiano due posizioni. Da una parte gli operatori turistici vorrebbero sfruttare dal punto di vista impiantistico il ghiacciaio come fatto in Veneto. Ambientalisti, ma ultimamente anche la Ual (Unione autonomista ladina) propendono per un approccio più rispettoso della montagna. «Riteniamo sbagliato voler omologare la Marmolada ad un normale carosello sciistico – ha detto il consigliere ladino Luigi Chiocchetti – e ancor più grave sarebbe cedere alla tentazione di rilanciare lo sci estivo con palliativi che rallentano l’assottigliamento del manto ghiacciato. Questo non è futuro, è un passato privo di senso, perché la Marmolada non è il Presena. Bisogna creare le condizioni per una montagna a misura d’uomo dove i nuovi impianti siano funzionali a un contatto più naturale».