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Impianto fino in vetta

Grandi manovre, dietro le quinte, sulla Marmolada. L’estate ha portato più volte in val di Fassa esponenti della giunta, compreso il presidente Lorenzo Dellai, e della tecnocrazia provinciali. Obiettivo: mettere a punto, confrontandosi con il Comune di Canazei, un piano di intervento per favorire l’attività turistica sul passo Fedaia.
Il nodo principale riguarda l’ipotesi di costruire una funivia in territorio trentino, che dal valico raggiunga il ghiacciaio collegando l’area trentina a quella bellunese. Da tempo il Comune, facendosi interprete della volontà degli operatori economici (impiantisti e commercianti), caldeggia ufficialmente la nascita di un mega collegamento, diviso in tre tronchi, che arrivi fino in cima, a Punta Rocca (quota 3.300), dove c’è già la stazione della funivia che sale da Malga Ciapela, sul versante veneto. Insomma, dalla val di Fassa il messaggio non cambia: si vuole superare la storica frustrazione per quell’impianto che non c’è.
Per ora dalla Provincia è stato possibile ottenere la conferma generica, dal dirigente del servizio turismo Paolo Nicoletti, che effettivamente l’operazione è in atto ma che le ipotesi sul tappeto (anche di impianti di risalita) sono diverse, con l’obiettivo di raggiungere una sintesi da portare al tavolo del confronto con la Regione Veneto.
Da Canazei l’assessore comunale Enzo Iori spiega che dopo le visite e le ispezioni che si sono tenute durante l’estate, ora è corso la valutazione conclusiva. «Attendiamo – dice – che il prossimo mese la Provincia presenti una sintesi, per un ragionamento finale su cui trovare una condivisione». Stando a quanto emerso nei mesi scorsi, però, le posizioni fra piazza Dante e il Comune fassano sono (o quantomeno erano) distanti sul punto cruciale della quota di arrivo dell’eventuale impianto: «Il ghiacciaio per noi è un monumento da rispettare», aveva detto all’Adige, tre mesi fa, l’assessore al Turismo, Tiziano Mellarini.
«Lo studio della Provincia ipotizzava un tracciato più in basso, a noi interessa salire di quota per rispondere alle esigenze degli operatori del settore; vedremo che sbocco avrà il dialogo in atto», commenta Iori.
L’esponente del municipio ricorda peraltro che si sta lavorando a un piano complessivo che riguarda anche la messa in sicurezza della strada (sul versante trentino del Fedaia c’è l’annoso problema della chiusura per rischio valanghe) e altri interventi per attrezzare al meglio il passo ai fini turistici.
Sullo sfondo, ma finora nell’indifferenza istituzionale, c’è dall’inizio dell’anno anche lo storico accordo tra la società bellunese Funivie Marmolada e l’associazione Mountain Wilderness: un armistizio fra due vecchi «nemici», con l’intesa su un futuro di sostenibilità per il ghiacciaio, senza eliski, nuovi caroselli sciistici e altri interventi di pesante impatto sull’ecosistema (come, appunto, una nuova funivia fino a Punta Rocca). Sarebbero invece accolti favorevolmente impianti che non violassero il limite delle nevi eterne.
La situazione è fluida e scarsamente leggibile, perché dalle stanze dei bottoni non trapela gran che. Anche per i vari soggetti interessati (direttamente e non) all’eventuale nuova funivia sono giorni di fermento, con quache atrito su alcuni aspetti del possibile disegno futuro dei collegamenti sciistici con il circuito Dolomiti Superski, a cominciare da quello che attraverso il passo Padon (Rocca Pietore) conduce a Porta Vescovo (Arabba). Snodo, quest’ultimo, sul quale in questi giorni si è aperta l’ennesima disputa.